
Arteterapia e DCA
Il 15 marzo è stata la “X Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla”, dedicata ai disturbi del comportamento alimentare.
Il “Fiocchetto Lilla” nasce in America circa trent’anni fa come simbolo delle azioni di contrasto e sensibilizzazione in materia di disturbi alimentari (anoressia, bulimia, binge eating disorder…). In Italia è stata individuata la ricorrenza del 15 marzo a partire dall’iniziativa di un padre che perse proprio in tale data la figlia di diciassette anni, ammalata di bulimia.
L’arteterapia è strumento importante di aiuto e veicolo espressivo nella cura dei DCA (disturbi del comportamento alimentare). Il fare artistico consente un’espressione in forma creativa delle sensazioni, dei vissuti e delle parti di Sé che risultano difficili da far emergere alla consapevolezza e nella comunicazione tramite il canale della parola. Per mezzo di tali forme espressive è possibile fare esperienze negli ambiti della sensorialità, del rilassamento, del valore di Sé. In particolare l’arteterapia permette di lavorare su alcuni aspetti caratteristici dei disordini del comportamento alimentare, per esempio contenendo l’eccessivo ricorso a difese come la razionalizzazione e l’intellettualizzazione, consentendo di confrontarsi sugli ideali di perfezione, favorendo la creazione di un filo di comunicazione fra il corpo e la mente.
Un’equipe di operatori della Cooperativa Cosmo, composta da un’arteterapeuta e due operatrici, conduce i laboratori espressivi presso la Casa di cura villa Margherita di Arcugnano, nel reparto e day hospital per la cura dei disturbi alimentari.
Quest’anno per la ricorrenza del 15 marzo è stata organizzata "Dialoghi tra prossimità e lontananza", una mostra espositiva delle opere degli ospiti in cura all’interno della struttura.
Le opere prodotte sono frutto di una riflessione sui concetti di vicinanza e lontananza, vissuti prepotentemente da tutti noi in questo periodo di pandemia ed allo stesso tempo intimamente connessi alla problematica dei disturbi alimentari: infatti in questo tipo di sofferenza è sempre presente una tematica di separazione e le relazioni oscillano fra il polo dell’intrusione-inglobamento e quello del vuoto-mancanza. Le opere realizzate mettono in scena vari aspetti: il tema dell’aiuto e dell’incontro con l’altro superando la terra bruciata che la malattia crea attorno alla persona, quello dei confini, la percezione del mondo interiore ed esterno, la potenza delle esperienze di gruppo.
“Affrontando queste tematiche nei nostri laboratori, quest’anno sono stata personalmente colpita dall’esperienza dell’uso dello strumento fotografico”, racconta l’arteterapeuta Valentina Grotto, “Abbiamo passeggiato insieme nel parco di Villa Margherita in modo consapevole e rilassato, osservando attivamente la natura e il paesaggio nei suoi particolari, talvolta messi a fuoco come vera scoperta. Alcune ospiti si sono permesse di essere rilassate, riflettendo sul piacere di camminare e non sul dovere come sintomo da mettere in atto; questo per la prima volta dopo tanto tempo. La consegna che abbiamo dato loro è quella di provare a catturare, attraverso gli scatti fotografici, immagini che rappresentassero vari aspetti di vicinanza e lontananza. Alcune hanno voluto rappresentare in vari scatti sequenziali l’incontro con l’altro, usando come soggetto i gesti proiettati a terra dalle proprie ombre, ben visibili grazie alla bella giornata di sole. Sono stati espressi anche abbracci collettivi, aperti e chiusi. L’ombra può essere vista sia come presenza che assenza: il suo utilizzo è secondo me suggestivo e simbolico anche in una duplice lettura per le distanze vissute da noi tutti a causa dell’emergenza Covid”.